30 giugno 2010

Cropani sbarca in Asja


L'ingresso di dove dovrebbe sorgere il parco eolico dell'Asja, già dotato di cancello

L’Asja arriva a Cropani. O meglio, la cittadina presilana della provincia di Catanzaro sbarca negli affari dei La Marca & company. È del 15 giugno scorso la decisione del consiglio comunale di esprimere parere favorevole alla proposta progettuale di Asja Ambiente Italia Spa di realizzare un parco eolico nel territorio di Cropani.
La maggioranza amministrativa compatta ha votato sì (la minoranza si è astenuta) dando l’avvio, dunque, all’iter autorizzativo che porterà alla realizzazione di un parco eolico di 20 MW che ha già un nome: “Carbonara Case Fego di Calamo” perché interamente raggruppato in località Carbonara. Una proposta presentata al Comune l’anno scorso, in piena campagna elettorale: l’8 aprile 2009 - che ha incoronato Bruno Colosimo come nuovo sindaco - e che ha sbaragliato quella avversaria della società RENINVEST SA energy is life. L’Assise doveva esprimersi su quale progetto approvare. E non ha avuto dubbi.
L’Asja Ambiente, attenta a non perdersi nemmeno un’occasione per fare quattrini per - e con - l’Ambiente, sbarca, allora, a Cropani, in Calabria. La società è in affari con i La Marca. Una famiglia molto potente in Campania, impegnata prevalentemente nella gestione delle discariche e nel recupero del biogas dai rifiuti. Come ricorda una recente inchiesta de L’Espresso, “negli impianti di alcuni loro familiari, con la Fungaia a Monte Somma, la Di.Fra.Bi. e la Elektrica di Pianura, secondo gli investigatori viene seppellito di tutto: dai fanghi dell’Acna di Cengio alle ceneri delle centrali a carbone, oltre a rifiuti tossici delle aziende di tutto il Nord. È la prima grande indagine sull’immondizia a Napoli, l’operazione Adelphi". L’Asja è specializzata nella gestione delle discariche anche in Sicilia. Ad Imperia, nella discarica di Ponticelli, succedono “cose straordinarie”, denuncia la Casa della legalità e della Cultura, come “il percolato che viaggia che è un piacere” e dove “dalle carte della Regione sono scomparsi i due affluenti dove finisce il percolato un po’ insalubre”. Dunque, l’Asja non poteva perdersi l’occasione del business dell’energia del vento. Sempre Ambiente è. Anzi è meglio dei rifiuti, ci si sporca di meno. Eccola, investire in Sardegna, dopo essersi fatte le ossa sempre in Campania e in Sicilia. La Procura della Repubblica ci ha messo la lente e sta venendo fuori un’inchiesta che vede alleate, in una coppia inedita, la camorra e la mafia, ricorda sempre L’Espresso. Ma l’Asja è una società dalle mille sorprese. Il suo essere internazionale è la sua forza. Claudio Rinaldi e Angelo Balducci, indagati per i fatti dei Grandi Eventi insieme al capo della Protezione civile Guido Bertolaso, rientrano in una serie di operazioni “sospette”, trasmesse da Bankitalia alla Guardia di Finanza. Sono beneficiari di conti correnti lussemburghesi intestati alla Cordusio Fiduciaria. Una società che, caso vuole, è proprietaria di un milione di azioni dell’Asja Ambiente Italia.
Se questa società ha avuto modo di vantare, durante la sua gloriosa storia, il coinvolgimento della camorra napoletana e della mafia siciliana, in Calabria, invece, sappiamo che fa capolino un’altra mala.

29 giugno 2010

La Sinistra del proprio orticello


di Francesco di Lieto

Carissimo Emilio,
la riflessione del tuo lettore, che si proclama “Comunista”, ma poi si ferma alla preconcetta antipatia verso chi osa disturbare, piuttosto che interessarsi al problema sollevato, mi spinge ad alcune riflessioni sullo stato di questa sinistra, preoccupata esclusivamente di apparire.
Un grande maestro soleva ripetere che i veri problemi della mia generazione li ha creati la televisione.
Nel senso che abbiamo permesso che questo meraviglioso elettrodomestico si sostituisse, quanto alla funzione educativa, ai genitori, ai nonni… Di conseguenza i nuovi imbonitori hanno finito per imporre modelli ai quali, volenti o nolenti, tutti noi finiamo per uniformarci. Oggi dal video ci viene spiegato cosa vogliamo e, soprattutto, cosa pensiamo. E questa moda comportamentale si ripercuote in molti, troppi, atteggiamenti quotidiani. Sicché non possiamo lamentarci se le logiche con le quali si individuano, ad esempio, i responsabili di partito, siano sempre più simili a quella di una trasmissione televisiva. E così si finisce per prediligere l’attacco personale piuttosto che il confronto sulle idee, il trionfo della superficialità dell’apparire sul contenuto... Ma chissà perché tacciono quei miei coetanei, quelli che erano pronti a sacrificarsi per consentire, soprattutto, ad un avversario di poter esprimere le proprie idee. Quelli che si commuovevano intonando “Here's to you Nicola and Bart”, canzone simbolo della lotta contro tutte le ingiustizie. Un tempo la "mia" sinistra si indignava soltanto ad ipotizzare una pubblica amministrazione insofferente alle critiche, priva di controlli. Oggi le critiche infastidiscono tutti... finanche coloro che si professano "Comunisti". La sinistra che ricordo avrebbe accolto lo slogan "non disturbate il manovratore" come una disfatta delle proprie ragioni. Oggi si preferisce la sottomissione agli imperativi del potere, nella poco velata speranza di raccattare qualche vantaggio personale. Si, e' vero, quella sinistra che ricordo probabilmente non esiste più, e gli uomini che hanno contribuito a seppellirla oggi li ritroviamo sempre più indaffarati nel trovare un posto a tavola... ma sempre pronti a bacchettare con chiunque possa mettere a rischio il loro piccolo orticello.

27 giugno 2010

Berlusconi, il cosentino doc. Classe 1991

Elio Riga, Silvio Berlusconi, Aldo Bonifati, Gianni Letta

Da sinistra nella foto, Elio Riga, fondatore dell’emittente Radio Video Calabria, Silvio Berlusconi, imprenditore milanese e proprietario della Fininvest, Aldo Bonifanti, “padre costruttore” dell'Università della Calabria ad Arcavacata di Cosenza e, ultimo a destra, Gianni Letta, laureato in giurisprudenza e giornalista, consulente e manager del gruppo Fininvest. È la sera del 26 novembre 1991, il giorno dopo la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cosenza conferirà all’illustre ospite la laurea honoris causa, la seconda dopo quella in giurisprudenza, ricevuta al termine di un regolare percorso scolastico, all’età di 25 anni. Ora di anni ne ha 55. Il posto è un noto ristorante di Rende, sede dell’Università. È un tavolo di trenta, quaranta, persone. Il fotografo immortala le persone più vicine al futuro premier.

Il periodo è uno dei più caldi e tormentati della storia italiana del dopoguerra. Nei primi mesi del 1992 comincerà l’inchiesta denominata Mani Pulite che spazzerà via la Prima Repubblica italiana fondata sulla corruzione del mondo politico e finanziario ai più alti livelli e sbaraglierà la strada al Biscione. 1991, agosto, il 9 agosto, a Campo Calabro viene ucciso Antonino Scopelliti, magistrato di Cassazione che stava studiando le carte del maxiprocesso contro Cosa Nostra. Si pensa ad un patto tra la mafia e la ‘ndrangheta. “Un salto di qualità” criminale, dirà Giovanni Falcone, fatto saltare in aria insieme alla consorte, Francesca Morvillo, agli uomini della sua scorta e a un pezzo di autostrada il 23 maggio 1992 allo svincolo di Capaci. Contro la lotta alla mafia rimane in piedi ancora un altro magistrato, Paolo Borsellino, che era stato al fianco di Falcone. Dopo nemmeno due mesi, il 19 luglio, toccherà anche a lui in via D’Amelio, davanti alla casa della madre, e ai suoi angeli.

Nel bel mezzo di questo anno, che ha modificato la cultura e la vita di un’intera nazione, Silvio Berlusconi riceve la laurea in Ingegneria a Cosenza. L’attuale premier, secondo la confessione di Massimo Ciancimino, figlio di Vito Alfio, boss ed ex sindaco democristiano di Palermo, entra di diritto nella famosa trattativa che Cosa Nostra intavolò con pezzi delle Istituzioni per il raggiungimento di una pax senza più stragi ad un certo prezzo. Quello del famoso Papello: revisione sentenza maxiprocesso, annullamento del 41 bis, chiusura delle super carceri, ecc.

L’imprenditore televisivo avrebbe ricevuto una missiva da Bernardo Provenzano, numero uno della Mafia siciliana dopo la cattura di Totò Riina nel 1993, con la richiesta d’uso di una delle sue tre reti. Altrimenti un “luttuoso evento” ne avrebbe seguito il diniego, molto verosimilmente l’uccisione di uno dei suoi figli. Non solo, ma grazie al coinvolgimento di Marcello Dell’Utri, alter ego di Berlusconi in Sicilia e nel mondo, Cosa Nostra avrebbe favorito la nascita di Forza Italia, il più grande partito politico italiano dopo la Democrazia italiana della Prima Repubblica.

Dunque, la domanda è: quali i meriti che l’Università della Calabria riconobbe nell’imprenditore edile e televisivo, Silvio Berlusconi, tanto da consegnargli una laurea in Ingegneria a cavallo tra i fatti più drammatici e sconvolgenti della storia della Repubblica italiana?

25 giugno 2010

(Alli)Percolato


Una segnalazione di mattina presto. Arriviamo solo dopo le 9. Il percolato non scorre più a fiotti come prima. Ma resiste ancora al caldo. Sarà stato fatto fuoriuscire per tutta la notte. Così, per non dare nell’occhio. Scendiamo lungo la via alzaia del fiume. Filmiamo i liquami rossastri ancora presenti. Un camion di Rsu (rifiuti solidi urbani) che sta andando via, dopo aver passato mezza giornata in coda al semaforo della discarica di Alli, ci ferma e il conducente grida dall’interno dell’abitacolo: “Scrivetelo che stanno combinando uno schifo! Anche il percolato adesso! Direttamente nel fiume e poi al mare”.
È passata una settimana esatta dall’allarme lanciato da Tommaso Brutto, consigliere provinciale. Carabinieri. Arpacal, Agenzia regionale di protezione ambientale. Polizia provinciale. Anche il prefetto di Catanzaro è stato avvisato. Anche la Regione Calabria. E il Comune e la Provincia. Una parata in grande stile. L’Agenzia ha fatto i prelievi. Si attendono trepidanti i risultati. Ed Enerambiente, la società che gestisce la discarica, avrà pensato che sette giorni fossero già abbastanza. I riflettori della stampa non ci sono più. Ancora percolato quindi. Probabilmente le tubazioni per sprigionarlo vengono aperte di notte. Direttamente nel fiume. Tanto al mattino con il caldo di questi giorni si asciuga tutto e subito. Probabilmente.
Il percolato è un liquido inquinante per l’ambiente che trae prevalentemente origine dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi, dice l’enciclopedia libera del web. Dovrebbe essere captato e trasportato in impianti ad hoc. Dovrebbe. La montagnola di Alli, nel territorio di Catanzaro, in nove anni ha raccattato 28 miliardi di lire - in una prima trance, per l’inaugurazione nel 2001 - e sette milioni di euro - in una seconda per l’ampliamento lo scorso gennaio - di finanziamenti pubblici. Ma non hanno i soldi per trattare diversamente il percolato. “Fino al 2008, circa, - ci confessa una persona che vuole rimanere anonima - i camion andavano alla Pesa (sito dove viene registrato il peso lordo degli Rsu) e una macchina trattava i rifiuti differenziandoli e compattandoli e solo dopo venivano trasportati alla buca. Ora non più. Il 90 per cento circa dei camion si reca indistintamente alla discarica senza nessun tipo di preselezione”. Come mai? Chiediamo. “Perché si fa prima. Si risparmia sul tempo e si lavora di meno. E, al giorno d’oggi, anche volendo, non sarebbe possibile questo tipo di trattamento in quanto i rifiuti che vi confluiscono, anche da altre province, sono dal 200 al 300 per cento in più di quanti ne può gestire. Impensabile, quindi, fare la differenziata prima di ogni scarico”.

24 giugno 2010

Partecipazioni d'oro


Vignetta a cura del blogger

Giuseppe Camo, ex presidente del Consiglio di amministrazione della So.Ri.Cal (la società mista che gestisce l’acqua in Calabria) ha percepito 191.405,00 euro nel 2009, l’equivalente di quindici stipendi medi. Stesso indennizzo nell’anno precedente. Roberto Filippone, consigliere della Locride Sviluppo, invece, solo 413 euro e 16 cent. Giuseppe Lelio Petronio, presidente del Consiglio di amministrazione della Fincalabra (società che concorre allo sviluppo economico e sociale della regione), quasi 61 mila, ma ci sono anche gli zero euro di Felice Carpanzano e di Umberto Platì del Centro tipologico nazionale (che monitora informazioni sull’edilizia residenziale pubblica).

Sono alcuni degli incarichi, e dei relativi compensi, di nomina regionale nelle società partecipate che vengono promosse per realizzare finalità istituzionali, così dice il sito dell'ente locale. Sono in tutto sedici. Con un ammontare di capitale sociale pari a 58 milioni di euro. Difficile barcamenarsi sulla differenza dei trattamenti economici. A volte una poltrona vale più della cifra a tre zeri raggiunta alla fine del mese. C’è la penna decisionale che può muovere milioni.

Società

Nome e Incarico

Compenso annuo in euro 2009

Società Sibaritide

Anna Maria Nucci,

amministratore unico

51.681,00

Società Stretto di Messina

Rodolfo de Dominicis, componente consiglio di Amministrazione

30.000

So.Ri.Cal

Giuseppe Camo,

presidente CdA

191.405,40

Locride Sviluppo

Roberto Filippone, Cons. Amm.

413,16

Fincalabra

Giuseppe Lelio Petronio, comp. CdA

60.908,00

Sacal

Eugenio Ripepe, presidente CdA

41.971,00

Comalca

Giuseppe Celi,

18.670,00

Comac

Francesco Pichierri, presidente CdA

23.609,37

Consorzio Promozione Studi provincia Kr

Marilina Intrieri, presidente CdA

0,00

Comarc

Antonino Sprizzi, cons. amm.

1.000,00

Sial

Roberot Malomo, presidente CdA

33.309, 12

So.Me.Sa

Cesare Marullo, presidente col. Rev.

2.711,00

Centro Tipologico nazionale

Felice Carpanzano, componente CdA

0,00

Clicca qui per scaricare l’elenco completo degli incarichi e dei compensi


22 giugno 2010

Un 24enne tenta il suicidio

Diverse fratture agli arti inferiori, al bacino e al volto. Ma non è in pericolo di vita. Questa la diagnosi di un giovane di 24 anni che stamattina si è buttato dal sovrappassaggio pedonale che attraversa i binari ferroviari di Botricello, vicino la stazione. Il ragazzo con molta probabilità ha provato a suicidarsi. Immediato l’arrivo dei sanitari del 118 che lo hanno trasportato all’ospedale Pugliese di Catanzaro. Il 24enne, secondo quanto riferiscono alcuni conoscenti, pare soffrisse di crisi depressive.


La banda degli Adam’s


La banda degli Adam's, caricatura a cura del blogger

Al dottor Luigi de Magistris,

Tribunale di Catanzaro

Preg/mo comandante regione carabinieri Catanzaro

Preg/mo comandante della legione della Guardia di Finanza

Catanzaro


La banda degli Adam’s e le… altre società di affari

Hanno fatto un patto di “sangue”, ferreo, Nicola Adamo e la moglie Enza Bruno Bossio, Diego Tommasi e Domenico Lemma, per gestire tutti i soldi pubblici della Regione Calabria, soprattutto nei settori Ambiente ed Energia. Hanno costituito, quindi, la cosiddetta “Banda degli Adam’s”, che si esplicita in numerose società di comodo, a scatola cinese, gestire da Amministrazioni di copertura, ed un esercito di prestanomi che rispondono a loro e solamente a loro. Chi agisce operativamente è la “zarina” Enza Bruno Bossio. Il più grosso degli affari lo hanno fatto ed è in corso di operatività con la società “Erg”, abilitata a costruire centrali eoliche per la produzione di energia pulita. Con queste società agiscono in regime di monopolio, senza concorrenza, essendo Adamo e Tommasi, con Lemma, quelli che gestiscono le licenze, previste al riguardo.
Le società, che operano, d’accordo con la Erg, sono:
C.E.S.P. CALABRIA SRL – VIA Bendicenti – Cosenza. Ha avuto già otto autorizzazioni regionali a costruire centrali eoliche, mentre altre 20 circa sono in itinere ed altri siti sono in preparazione.
A questa sono collegate le società:
P.I.LOMA srl via Bendicenti Cosenza
SAI.GE.SE spa
CALABRIA VENTO srl
C.E.F.R. srl
TE.S.MA srl
MEDITERRANEA ENERGIE srl
Queste società producono miliardi e tangenti a fiume. Gli stessi gestiscono tutte le imprese più grosse di pulizia, italiane ed estere, una di queste è tedesca (gestita dalla Bossio) operanti in Calabria. Il flusso dei miliardi sporchi viene da qui.

È il testo dell’esposto anonimo inviato al dottor Luigi de Magistris i primi giorni di ottobre del 2006 e firmato per ricevuta il 6. La denuncia, ritenuta attendibile dall’allora pm tanto che ordinò una serie di accertamenti, distende un contesto lobbistico in Calabria concentrato sulla coppia, Nicola Adamo (assessore alle Attività produttive) ed Enza Bruno Bossio, e determinato a fare razzie di finanziamenti pubblici. La “Banda degli Adam’s”, composta anche da Diego Tommasi, allora assessore all’Ambiente, e Domenico Lemma, dirigente regionale. Ai quali si aggiungerebbe un esercito di prestanomi. Tutti preziosamente coordinati dalla “Zarina”, la Bossio. “Il più grosso degli affari” sarebbe quello eolico “in corso di operatività con la società Erg”. E così via con i nomi delle ditte che affiancherebbero la società madre. L'esposto è agli atti del fascicolo Why Not.
L’indagine dell’allora pm, grazie alla denuncia anonima, raggiunse il parco eolico di Isola Capo Rizzuto e la società che lo aveva realizzato. Parallelamente la Procura di Paola, titolare dell’inchiesta, seguendo un’altra pista, ricompose il puzzle dell’autorizzazione grazie ad un collante molto comune: la mazzetta. Una tangente da due milioni e mezzo che fece smussare tutti gli angoli in difetto, sia burocratici che contrari al rispetto dell’Ambiente.

Leggi anche il post precedente: Incubo di una notte di mezza estate

21 giugno 2010

La Stella caduta

La fontana monumentale a forma di Stella rasa al suolo dall'Amministrazione comunale 

Per tanti era piena di ricordi. Per molti un luogo per incontrarsi e divertirsi. Per tutti, invece e indistintamente, un simbolo di Cropani paese. Alla “Stella”, monumentale fontana eretta dal sindaco pro tempore di quarant’anni fa, c’erano affezionati tutti. Una bella mattina di due settimane fa, a sorpresa, il primo cittadino attuale, Bruno Colosimo, ha deciso che la Stella non era più tale. Che era ingombrante. Che andava distrutta. E così è stato. A nulla sono valsi gli appelli della cittadinanza. Ruspa e qualche operaio. Due ore di lavoro hanno cancellato per sempre una delle opere più care ai cropanesi.
Per la sua scomparsa, alla giovane età di anni 40, “i cropanesi tutti, indistintamente dal color politico” hanno dato il triste annuncio. E informato delle esequie “già consumate”, in verità, “in via Duomo a Cropani”. Tra i tanti manifesti affissi per il paese anche uno proprio davanti alla casa del primo cittadino, principale responsabile di questo funerale particolare.
Sebastian Mirabelli, cropanese doc, ha creato un gruppo sul social network più diffuso, facebook, dal titolo lapalissiano: “Ultimo saluto alla Stella”. Che già conta 122 membri.
Molti i messaggi di protesta per questa “ingiustizia”. Tra i quali ricordiamo quello di Giampiero che precisa: “Era una delle cose più belle di Cropani e l'hanno distrutta, ecco quanto ci tengono alla storia del paese!”. Francesca, invece, è “senza parole”. Insuperabile quello di Mario che scrive: “Prima dicevamo andiamo alla stella ora dobbiamo dire come i sersalesi iamu arrieti a chiesa (senza offesa)…”. Ma c’è anche chi, rassegnato, taglia la testa al toro con questa riflessione: “A me dispiace, però se e' giusto cosi. E’ meglio, dai”. 

20 giugno 2010

Le nuove Palafitte


19 giugno 2010

L'Ospedale senza nome

L'avviso degli orari dell'Ambulatorio di Chirurgia

È senza nome. Ospedale di Lamezia Terme, azienda sanitaria provinciale. Già senza nome è come se gli mancasse qualcosa. Spersonalizzato e senz’anima. Non ce l’ha. E nessuna Istituzione ha in mente di darglielo. Il personale è ridotto al lanternino. Quei pochi che vi lavorano a volte se la prendono tra di loro. Non sanno come fare. I pavimenti sono rattoppati alla meno peggio. L’aria condizionata, per fortuna, c’è nelle sale di intervento. C’è. Solo lì, però. I presupposti per qualche scandalo di mala sanità ci sono tutti. Può darsi che qualche poltrona poi cadrà. Può darsi, e qualche rivoluzione proverà a migliorarlo. Fino ad allora la comunità si deve accontentare di un servizio a metà. “Per grave carenza di personale”, così dice un cartello posto al V piano, l’attività ambulatoriale può essere effettata soltanto nei giorni dispari la settimana. Dalle 8 e 30 alle 13 e 30. Poi il cartello è stato corretto a penna e anticipato di mezz’ora. Solo giorni dispari e solo la mattina.
Questa storia è la storia di un punto non messo durante un piccolo intervento ambulatoriale. La persona che ne ha avuto bisogno ora sta bene. È passato tutto. Ma se all’anonimo ospedale non sanno come rimediare alle piccole cose come faranno con quei pazienti che lottano tra la vita e la morte?
Un cittadino di una certa età prende appuntamento all’Ambulatorio di Chirurgia al V piano per togliersi una cisti. Un intervento di routine. In genere dura non più di dieci minuti. Alle nove è nella sala d’attesa. Dopo un po’ il medico lo interpella. Fatto. Intervento riuscito. Garza e cerotto. A casa. Intorno a mezzogiorno passa l’anestesia e incomincia a far male. Il cerotto s'impregna tutto di sangue. Va dal medico curante. Questi accerta che “i punti sono stati messi male perché troppo larghi”. E lo invita a ritornare subito al pronto soccorso. Di corsa all’ospedale. Al pronto soccorso gli dicono di tornare su, al V piano, dove avevano già fatto l’intervento e male. Sono già passate le 13 e 30 e l’ambulatorio è “chiuso” per “carenza di personale”. Ad ogni modo un sanitario si da fare per medicare ancora la ferita ma gli consiglia di ritornare giù, al pronto soccorso “dove hanno gli strumenti per operare… perché all’ambulatorio sono già stati sterilizzati”. Al pian terreno dell’unità di urgenza gli rifanno tutto da capo. Gli tolgono quelli messi la mattina e glieli rimettono ex novo, compreso quello in più che mancava. Questa volta senza anestesia.

18 giugno 2010

Il Chilometro selliese


E se va, va. Se la barca va, lasciala andare. È giusto che vada. Canta Orietta Berti. A Sellia Marina, per esempio, di barche ce n’è una grandissima. È quella dei lidi e delle licenze balneari. Ha qualche buca, ma va. Anche quest’anno è partita, la stagione. Come l’Url blog aveva paventato il 6 maggio scorso con il post: La giustizia di Jonathan, la barca è malconcia, eppure qualcuno sta aprendo. Qualcuno, non tutti. Ogni paese ha la barca che si merita.
La Capitaneria di Porto di Crotone una mattina di gennaio di quest’anno fa tappa a Sellia Marina. E sono dolori per gli imprenditori del mare. Occupazione abusiva dello spazio demaniale e deturpamento delle bellezze naturali. Tutti quanti, nessuno escluso, la licenza era stagionale e valida solo dal 1 giugno al 30 settembre. Sconcerto. Rabbia. Gente che si guardava nel portafogli a vedere quanti soldi avesse. Nell’agenda, a chiamare avvocati, geometri, consiglieri comunali, provinciali, regionali. Neanche nell’ultima campagna elettorale i candidati se la sono sentita di promettere miracoli. Mesi intensi di duro lavoro nel cercare di salvare ciò che non si poteva salvare. E non si è fatto. L’assessore all’Urbanistica, Antonio Cosentino, con un sorrisetto smorfioso che voleva dire: Ve lo avevo detto io! E con il vicesindaco, Walter Placida, scoraggiato perchè sperava non succedesse, vista la bagarre fra i due l’anno prima.
Portafogli, agende e contatti terzi non producono niente. Vanno ai Beni ambientali. Nulla. Le conferenze dei servizi sono infinite. Non si decide. C’è il consiglio comunale. Anche qui idem. Non sanno che pesci pigliare. Poi arriva il genio di Jonathan Giusti. Ordinanza di sgombero. Prassi d’ufficio ai sensi della diffida della Capitaneria di Porto. Chi non smonta non apre. Questa la filosofia. Ma se bisogna smontare per occupazione abusiva che bisogno c’è di farlo se poi il giorno dopo si rimonta per la sopraggiunta licenza in uso? È la legge. La legge la si osserva non la si interpreta. Solo i giudici e i giuristi la possono commentare non i selliesi che vorrebbero aggiustarsela a modo loro.
Tuttavia qualcuno smonta. Dice di farlo. E qualcosa si vede che non c’è più. Non tutto, qualcosa. L’ordinanza però diceva “ripristino dei luoghi”. Qualcuno avrà chiuso un occhio, troppo il sole di questi giorni. Sembra un atto di forza. Tra la Pubblica Amministrazione - con le idee poco chiare - che dice di smontare per riavere la licenza e alcuni cittadini, spalleggiati dai loro avvocati, che non vogliono smontare per il paradosso di rimontare subito dopo.
Il braccio di ferro continua. La giustizia di Janathan sta cominiciando a dare i suoi frutti. La barca va.

Abramo alla guida del carrozzone So.Ri.Cal


Sergio Abramo, nuovo presidente della So.Ri.Cal

Sergio Abramo è il nuovo presidente della So.Ri.Cal, società di risorse idriche calabresi. La nomina è avvenuta durante il normale avvicendamento dell’organigramma societario, a seguito delle ultime consultazioni elettorali che hanno fatto cambiare registro alla Regione Calabria. Agazio Loiero, del Pd, infatti, ha ceduto il posto di governatore a Giuseppe Scopelliti, leader del Pdl. E anche alla Sorical non poteva rimanere Giuseppe Camo, designato dall’ex presidente della regione Calabria.
Si tratta di una grossa notizia. Di quelle che fanno tremare i palazzi. Sergio Abramo, ex sindaco di Catanzaro, lo ricorderanno i più, è stato da sempre uno dei più fieri oppositori della politica di speculazione intrapresa da Veolià e company nel corso di questi anni. E’ come aver incaricato un lupo guardiano di pecore. Con i dovuti distinguo, certo, perché gli uomini della So.Ri.Cal non sono proprio delle pecorelle indifese.
Bene.
Comunque, una bella notizia. Se non fosse per l’attenzione e l'alto senso civico con cui il consigliere regionale del Gruppo Misto ha sempre trattato la materia dell’acqua pubblica.
Di seguito alcuni stralci di un suo vecchio comunicato trovato sul web:
E' semplicemente inaccettabile che ogni qualvolta vengono sollevate questioni di merito rispetto alle scelte e ai comportamenti di Sorical, da parte di consiglieri regionali i quali, com'é giusto che sia, si rivolgono al governo della Regione, perché è la Regione che ricopre il ruolo di socio pubblico di maggioranza, sia la stessa società mista ad arrogarsi il diritto di rispondere. Lo fa, com'é accaduto pochi giorni orsono, con comunicati impersonali, che pretendono di avere il crisma della verità assoluta, quando addirittura non tradiscono l'insofferenza tipica di chi, evidentemente, ritiene di essere legittimato ad agire senza dar conto a niente e a nessuno… Anche nel caso del mega finanziamento proveniente dalla Depfa Bank, le piccate puntualizzazioni giungono,ancora una volta, da Sorical, che si ritiene evidentemente in diritto di parlare anche in nome e per conto della Regione, nel tentativo mal riuscito di tranquillizzare i calabresi sulla convenienza dell'operazione finanziaria e sull'assenza di rischi per le tasche dei contribuenti. Ebbene i calabresi che già pagano salatissime bollette per l'acqua, talvolta ricevendo in cambio nulla, se non rubinetti a secco, e ancora più salate le pagheranno probabilmente in futuro. Che Depfa Bank sia un istituto bancario di rilevanza mondiale, non è certo Sorical a scoprirlo per prima; tuttavia è il Governo regionale che deve spiegare ai calabresi che pagano perché è stata scelta questa banca e non un'altra, visto che, proprio questa banca avrebbe avuto, come hanno scritto autorevoli quotidiani nazionali, un ruolo non secondario in operazioni, legittime quanto si vuole, ma azzardate e che rischiano di mettere in difficoltà molti enti locali italiani….Sorical afferma a tal proposito che tutta l'operazione è stata oggetto di rigorose verifiche. Chi ha fatto tali verifiche e soprattutto, in base a quali criteri sono state fatte? Con quali competenze? Quale ruolo ha avuto il socio di maggioranza pubblica, cioé la Regione, ovvero il Governo regionale, nella valutazione delle convenienze? Quali erano, se vi erano, le altre possibilità e perché sono state scartate? Le risposte a queste domande deve darle il Governo regionale e non Sorical, le cui affermazioni, sul piano istituzionale, valgono meno che nullaA parte le questioni già poste con molta puntualità dal collega Borrello a proposito delle discrasie tra le previsioni di legge e la delibera di Giunta che le attua, c'é in più che la Regione anticipa ingenti somme a Sorical per l'attuazione del programma di investimenti e che Sorical, dal canto suo, le restituisce facendole gravare sulle tariffe idriche. Poi, però, Sorical firma con Depfa il contratto e ottiene dalla banca irlandese, insieme col resto, un'anticipazione sull'anticipazione già ottenuta dall'ente pubblico. Ma tutto questo costa dunque una seconda volta? - si chiede Abramo - se sì, la domanda è d'obbligo: ma quante volte devono pagare i calabresi? La risposta questa volta l'attendiamo da coloro che hanno ricevuto i voti dei cittadini per governare nel loro esclusivo interesse, non certo da un anonimo comunicato stampa, che avrà anche il suo peso sul mercato internazionale dei capitali ma che non porta un euro nelle tasche dei contribuenti. I quali, anzi, è molto probabile che debbano rimetterci”.
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Appena designato alla guida del carrozzone Sorical ha detto che il suo obiettivo è “Realizzare un Piano industriale capace di riordinare il settore idrico calabrese e andare incontro alle esigenze dei Comuni, spesso in difficoltà nel pagamento dell'erogazione del servizio idrico”.
Il nostro augurio, caro presidente, è che tenga fede ai quei valori che l’hanno portata in questi anni a difendere sempre gli interessi dei singoli cittadini e dei Comuni rispetto alle strategie speculative della multinazionale della So.Ri.Cal.
Personalmente avrei un suggerimento: dato che la Veolià l’hanno cacciata anche dalla sua Patria, la Francia: perché deve rimanere in Italia? la mandi in un altro Paese!
Grazie.

17 giugno 2010

Sellia Marina in vendita

Le particelle numero 104 e 105, grazie alla sentenza del giudice del 10 gennaio scorso, appartengono ora definitivamente al Comune di Sellia. Chi le acquisterà?

Mille e quattrocento metri di pineta. Intorno: otto o dieci lidi, a seconda delle stagioni, e una ventina di esercizi commerciali. Il cuore pulsante dell’economia della ridente cittadina ionica. Ora nelle mani del Comune di Sellia, che si è preso una bella rivincita nei confronti della sua figliastra appena cinquantenne, Sellia Marina, per troppo tempo dimentica della grande madre.
Mezza pineta e mezza selva. Il vero fascino della forestale di Sellia Marina, tra la lunga spiaggia e il verminaio delle case. In vendita al miglior offerente. Perché no? Andranno con i carri armati fino ai due cucuzzoli di Sellia per farsene dare un pezzo. Ognuno il suo. Come hanno fatto negli ultimi trent’anni gli speculatori del cemento che hanno trasformato il pantano della costa in una località turistica per la borghesia catanzarese a prezzi modici.
Il bene in questione, infatti, è “patrimoniale”. Non è demanio pubblico. Non è vincolato a un servizio di pubblica utilità. Cioè, se al Comune di Sellia gli andrà di costruirci una fabbrica di pneumatici per macchine lo potrà fare. Ma se, soprattutto, vorrà spezzettarlo in quaranta lotti per venderli al miglior offerente l’ingombrante vicino non potrà opporsi. E così l’unico polmone verde di una città abusiva godrà anch’esso del battesimo del mattone. L’unico mercato che non va mai in crisi. Ai posteri.

16 giugno 2010

Incubo di una notte di mezza estate


Video che riprende il parco eolico Pitagora srl. Non si trova in Olanda ma ad Isola Capo Rizzuto, provincia di Crotone, Italy



Emergono nuovi particolari nell’inchiesta sull’eolico in Calabria della Procura di Paola, ora passata a Catanzaro. Dopo la mazzetta, di due milioni e quattrocento mila euro, che sarebbe stata sborsata da alcune società all’indirizzo di politici del rango istituzionale di Nicola Adamo, allora assessore alle Attività produttive, e di Diego Tommasi all’Ambiente per modificare ad hoc il deliberando piano eolico regionale in vista della realizzazione di un parco a Isola Capo Rizzuto. Dopo gli intrallazzi con il Cosenza calcio. Tanto che a farne le spese anche la gloriosa storica compagine dei lupi. E dopo l’esclusiva su don Rafele, pseudonimo dello stesso Nicola Adamo, così veniva citato al telefono da alcune persone e per alcuni fatti bene determinati in modo da venire perfettamente identificato solo dagli interlocutori. Ecco, l’ultimo scoop di Paolo Orofino su il Quotidiano della Calabria è un sogno, anzi un incubo, di una notte di mezza estate. È l’11 agosto 2007 don Rafaele è al telefono con un suo conoscente e gli palesa quest’angoscia: Oh… ohi… sempre se non ci fanno qualche piattino, in questi giorni, come hanno fatto a Pacenza”. Dall’altra parte della cornetta la voce è rassicurante “E vattene Nico'… vattene vai, vatti a divertire gioia vai…”. Per la cronaca tutti ricordano che proprio il giorno di ferragosto del 2006 era stato tratto in arresto Franco Pacenza, anche lui, come Adamo, del Pd. E don Rafele teme lo stesso trattamento. Il timore è fondato dal fatto che l’inchiesta Why Not di Luigi de Magistris sta prendendo una corsa spaventosa. Alla quale il marito della Enza Bruno Bossio sembra in pole position. Ma don Rafaele non è il pivellino di turno della politica o lo zimbello delle lobby, sa come ovviare a questo dilemma shakespeariano nel ben mezzo del mese di agosto. L’altra persona al telefono è quella giusta. Sarà lei ad informarsi e ad assicurare più compiutamente l’esponente della Giunta regionale. Don Rafele può dormire sonni tranquilli. Una talpa che aveva contatti, scrivono i pm, con entrambe le Procure dove il suo nome stava andando per la maggiore. Paola, per il business dell’eolico, e Catanzaro per Why Not. Due indagini destinate anni più tardi a confluire, ma orfane di Luigi de Magistris.


In esclusiva per i lettori del blog l’esito d’indagine del comando dei carabinieri di Catanzaro, datato 5 dicembre 2007, sulla realizzazione dei parchi eolici in Calabria svolto su mandato del pm Luigi de Magistris. Il resoconto, per rendere semplice la lettura della documentazione, ha schematizzato, diviso per società, “i lavori incorso di realizzazione o procedimenti pendenti, revocati”. Dopo aver acclarato che i dipartimenti della Regione responsabili delle autorizzazioni sono:

Segretariato Generale - Segreteria della Giunta Regionale - Avv. Antonio Cantafora;

.:. Politiche Energetiche - Dirigente del settore 2 - Carmelo Misiti;

.:. Assessorato al Bilancio - Ragioneria Generale - dr.ssa Angela Nicolace;

.:. Ambiente - dr. Giuseppe Graziano.

Ha provveduto ad elencare le società:

Società Erg

1 Realizzazione parco eolico denominato "Fossa del Lupo" - Comuni interessati: Gasperina, Palermiti e Vallefiorita.

2 Realizzazione parco eolico denominato "Pitaqora"- Comune interessato: Isola Capo Rizzato (KR).

• Parco eolico "Farneto del Principe" sito nel Comune di Altomonte (CS);

.:. Parco eolico Andali - Propani (KR)*;

.:. Parco eolico Mesoraca (KR);

.:. Parco eolico Casabona – Pallagorio (KR);

.:. Parco eolico Acri (CS);

.:. Parco eolico Appigliano (CS);

.:. Parco eolico Belcastro – Marcedusa

Società C.E.S.P: Calabria srl


Progetto per la realizzazione di un parco eolico denominato "Mucone" – Comune di Spezzano della Sila CS .

Richiesta rilascio di Autorizzazione Unica per il parco eolico denominato "Nocara" Comune interessato: Terravecchia (CS).

Richiesta di Autorizzazione Unica per il parco eolico denominato "S. Fili"- Comune di San Fili CS

3 Progetto di realizzazione di un parco eolico denominato "Armi Sant'Angelo" - Comune di Nocara CS .

4 Progetto per la realizzazione di un parco eolico denominato "Mucone" – Comune di Spezzano della Sila CS .

5 Progetto per la realizzazione di un parco D.D.G. nr.1277 del 24 eolico denominato "Serra Verri - febbraio 2006. Comune di Terravecchia (CS).

6 Approvazione schema di convenzione tra D.D.G. nr.4580 del 20 la Regione Calabria e la società C.E. S.P. aprile 2006. Calabria s.r.l.

Società Calabria Vento

Progetto per la realizzazione di un parco eolico denominato "Pietra della Capra' - Comune di Pedivi Liano CS.


Società Sai.Ge.Se

(......)

*Errore di stampa o di battitura. "Propani" non esiste. Esiste, invece, Cropani che è in provincia di Catanzaro e non di Crotone, come anche il vicino paese Andali.


L'esito d'indagine è firmato e timbrato dal Maggiore dei carabinieri Enrico Maria Grazioli, comandante APS di Catanzaro. Negli anni a seguire accusato dalla Procura di Crotone, di aver fatto a sua volta la talpa a favore di alcuni indagati nell'inchiesta per la costruzione della centrale a turbogas di Scandale.